Prima la muffa, poi Schifani

Voglio esprimere la mia piena solidarietà a Marco Travaglio, che rappresenta l’esempio più concreto del giornalismo libero da ogni servilismo nei confronti del potere politico.

Cosa ha detto il giornalista Travaglio sul presidente del Senato, Renato Schifani, sabato sera in TV alla trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio su RAI 3 per scatenare l’ultima bufera politica? Travaglio ha semplicemente raccontato quello che sono i fatti, cioè che Schifani aveva avuto rapporti con persone poi condannate per mafia.
Tra l’altro Peter Gomez (“Se li conosci, li eviti” ) e Lirio Abbate (“I complici” ) già un anno fa avevano scritto che Schifani aveva vicinanza quantomeno sospetta con la mafia. Nessuno aveva chiesto il
ritiro dei libri.

El Pais, il quotidiano spagnolo più diffuso, il 29 aprile 2008 riportava “Il suo nome (Schifani) è stato associato dalla stampa italiana con la criminalità organizzata siciliana, dato che negli anni ottanta fu socio in una compagnia nella quale figuravano Nino Mandalà, boss del clan mafioso di Villabate, e Benny d’Agostino, imprenditore legato allo storico dirigente di Cosa Nostra, Michele Greco”.

Travaglio ha poi detto “…i giornali pubblicano tutti i nomi dei personaggi che hanno ricoperto quella carica nella storia repubblicana. … Una volta avevamo De Gasperi, Einaudi, De Nicola, Merzagora, Parri, Pertini, Nenni, Fanfani, che ne so possiamo fare una lunga lista. Uno vede tutta la trafila e poi vede Schifani. C’è un elemento di originalità. La seconda carica dello Stato Schifani? Mi domando chi sarà quello dopo. … Dopo c’è solo la muffa probabilmente, il lombrico come forma di vita”. Dopo l’interruzione del conduttore, che si è dissociato, il giornalista ha aggiunto. “Dalla muffa si ricava la penicillina quindi era un esempio sbagliato.”

La muffa evidentemente doveva venire prima…


Salute e …peggio nun nisse.

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