Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha detto che “il governo all’unanimità ed in un clima di grandissima concordia ha approvato il disegno di legge che mira a tutelare la privacy dei cittadini e a regolamentare il sistema delle intercettazioni”.
Il ddl modifica l’articolo 684 del codice penale, che prevede fino a 30 giorni di carcere per la pubblicazione delle intercettazioni o ammenda da 51 a 258 euro, con nuove norme secondo le quali chi pubblica intercettazioni coperte da segreto rischia pene da uno a tre anni. Fino a 5 anni di detenzione sono previsti invece per i pubblici ufficiali che le divulgano. Sarà possibile inoltre intercettare per un massimo di tre mesi. Le intercettazioni saranno sempre consentite quando si tratta di reati per i quali sono previsti l’ergastolo o pene superiori ai dieci anni. La deroga è per i reati contro la pubblica amministrazione che abbiano una pena massima non inferiore ai 5 anni, mentre sono sempre intercettabili i reati di mafia, terrorismo e grave allarme sociale. Il provvedimento stabilisce inoltre che le intercettazioni siano autorizzate da un organo collegiale e non da un singolo giudice e che quelle usate in un processo non possano confluire in un altro dibattimento, a meno che il reato non sia mafia o terrorismo.
Quasi tutti i cittadini ringraziano per questo disegno di legge atteso da sempre, perché una democrazia non è tale se non viene tutelato il diritto alla privacy [QUI SONO FORTEMENTE IRONICO]: questa in effetti era un’esigenza primaria nella attuale situazione italiana, ed è stolto chi non l’ha capita.
Salute e …peggio nun nisse.
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