Da una ricerca realizzata dal centro studi dell’Accademia italiana della cucina è emerso che il 52% delle famiglie italiane tutte le domeniche si riunisce per il tradizionale pranzo, che presenta sostanzialmente lo stesso menu di 50 anni fa, seppure con variazioni regionali: antipasto di salumi misti, pasta asciutta o ripiena, arrosto, patate al forno e dolci.
Il pranzo della domenica rappresenta pertanto il più solido presidio della tradizione gastronomica italiana ed è una occasione unica di dialogo.
Qualche problema però da un punto di vista nutrizionale: i pasti ad alto contenuto calorico, ricchi in grassi ed in carboidrati rapidamente digeribili e assorbibili, possono portare ad esagerati aumenti dei livelli di glucosio e di trigliceridi nel sangue, il cosiddetto “dismetabolismo postprandiale”, che si ritiene coinvolto nell’infiammazione e nell’aterosclerosi probabilmente anche attraverso una esagerata produzione di radicali liberi.
Si potrebbe pensare di ridurre l’apporto calorico durante la settimana, oppure aggiungere mezz’ora di attività fisica per ogni “eccezione” a tavola.
Data la vita sedentaria che facciamo, converrebbe anche nei week end adottare un menu costituito da un primo o un secondo piatto più una buona verdura, sapendo che qualche trasgressione si farà per esempio con l’aggiunta del dolce.
Salute e …peggio nun nisse.
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