Era una notizia del 19 novembre 2010: sono state depositate le motivazioni con cui i giudici della Corte d’Appello di Palermo hanno condannato a 7 anni il senatore Pdl, Marcello Dell’Utri, per concorso esterno in associazione mafiosa: Dell’Utri avrebbe svolto una attività di “mediazione” e si sarebbe posto quindi come “specifico canale di collegamento” tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi.
Per i giudici, Dell’Utri “ha apportato un consapevole e valido contributo al consolidamento e al rafforzamento del sodalizio mafioso”. In particolare, l’imputato avrebbe inoltre consentito ai boss di “agganciare” per molti anni Berlusconi, “una delle più promettenti realtà imprenditoriali di quel periodo che di lì a qualche anno sarebbe diventata un vero e proprio impero finanziario ed economico”. Per questi motivi la Corte ritiene “certamente configurabile a carico di Dell’Utri il contestato reato associativo”.
Il mafioso Vittorio Mangano fu assunto, su intervento di Marcello Dell’Utri, come “stalliere” nella villa di Arcore non tanto per accudire i cavalli ma per garantire l’incolumità di Silvio Berlusconi.
Marcello Del’Utri si è difeso su questo punto dicendo che non sapeva che Vittorio Mangano era un mafioso, «non aveva mica un distintivo».
– Se c’è un corrotto, c’è un corruttore…
– Se c’è un condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, c’è evidentemente un associato mafioso…
Salute e …peggio nun nisse.
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