Contro l'interesse della collettività

I termovalorizzatori, o per meglio dire inceneritori, rappresentano una fonte inquinante ad alto impatto sull’uomo e sull’ambiente.
Il fallimento degli inceneritori è ormai conclamato: negli Stati Uniti non se ne costruiscono dal 1995, in Canada la tecnologia è assente, in Inghilterra, Spagna, Austria e Germania si preparano allo smantellamento, in Italia sono sotto sequestro gli impianti di Terni e Colleferro, mentre sono chiusi quelli di Brindisi e Pietrasanta.
L’esempio più riuscito è probabilmente l’inceneritore di Brescia, che ha ottenuto importanti riconoscimenti in campo internazionale (nella giuria sedeva lo stesso costruttore), ma ha ottenuto anche due violazioni delle direttive europee.
È ampiamente provato come gli inceneritori producano forti squilibri all’ecosistema.
Si tratta delle emissioni di anidride carbonica e diossine.
In tal senso anche la normativa europea più recente, nonché quella italiana, prevede l’incenerimento come passaggio finale di un processo che sia innanzitutto basato sulla riduzione della produzione del rifiuto e sul suo riciclaggio tramite differenziazione.
Nessun inceneritore può dirsi sicuro: anche i più moderni riescono a trattenere solo una parte del particolato prodotto dalla combustione (le cosiddette nanoparticelle da PM10 a PM5), ma non esistono filtri o sistemi per l’intercettazione di quelle più insidiose per la salute umana (da PM 2,5 a PM 0,1).
E poi resterebbe il problema delle ceneri che meriterebbero delle discariche ad hoc.

Quale situazione in Umbria?
L’assessore regionale Rometti e il sindaco Boccali dichiarano: “il termovalorizzatore si farà” (Rometti, Il Corriere dell’Umbria 24 dicembre) e “il termovalorizzatore si farà a Perugia” (Boccali, il Messaggero e il Giornale dell’Umbria del 22 dicembre).

Politici che dimostrano di non saper vedere al di là del proprio naso…

Salute e …peggio nun nisse.

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