C’è tutte le mattine.
I mercati delle braccia a Roma e dintorni negli ultimi anni si sono moltiplicati e diffusi a macchia d’olio. Trattandosi di lavoro sommerso e, in molti casi, di clandestini, è difficile però fare una stima precisa di quante persone li frequentino.
I punti di ritrovo dove gli immigrati si mettono in vendita sono solitamente vicino ai depositi o alle rivendite di materiale edile, comodità per gli italiani che cercano un operaio per un giorno, quindi niente fatture, niente assicurazione, niente contributi e niente intermediari. La compravendita avviene infatti in modo diretto. In queste zone non ci sono caporali; quelli da Latina in giù.
Ci sono polacchi, pakistani, romeni, albanesi. C’è il fabbro, il giardiniere, il carpentiere, il pittore, il muratore. Ma ognuno di loro può inventarsi anche elettricista, idraulico, uomo delle pulizie, addetto a un trasloco. Hanno imparato a improvvisarsi in mille mestieri.
In piedi, con il volto rivolto alle macchine che passano, aspettano un padrone occasionale: una piccola impresa, più spesso un privato. Un lavoro di qualche giorno o poche ore. Per qualche banconota. L’operaio per un giorno costa almeno 40 euro.
É importante mettere subito in chiaro il tipo di lavoro e la paga, altrimenti si rischiano fregature. Dai loro racconti emergono tanti casi di soldi promessi e mai arrivati.
Un immigrato ha raccontato: “Un anno fa ho lavorato in un capannone in Umbria. Due giorni al freddo e al gelo sotto la neve. Aspetto ancora il denaro che mi devono. Provo a chiamare tutti i giorni quel numero di telefono. Ma non risponde mai nessuno”
Da un reportage di Chiara Ribichini per Sky
Salute e …peggio nun nisse.
Eh già! C’è ancora molto da fare nel mondo operario! Post significativo!! Come il blog!
Spero avrai modo e voglia di ricambiare la visita nel nostro blog dove si discute un argomento affine…
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/02/19/lo-strip-tease-dei-diritti-4/