– Il popolo quando sente le parole difficili si affeziona…
– Il popolo quando si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai niente, sei sempre bravo!
Salute e …peggio nun nisse.
Non si può ridere di tutto e di tutti, ma ci si può provare
– Il popolo quando sente le parole difficili si affeziona…
– Il popolo quando si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai niente, sei sempre bravo!
Salute e …peggio nun nisse.
Secondo un’indagine condotta dalla Società Italiana di Andrologia medica e medicina della sessualità (Siams) già a 14 anni gli adolescenti cominciano a frequentare i siti pornografici più espliciti e violenti, mentre l’abitudine diventa decisamente diffusa a partire da 25 anni, per toccare l’apice fra 35 e 44 anni e poi ridursi gradualmente. A frequentare i siti pornografici in Italia sono 7,8 milioni, pari al 28,9%. Un dato che pone l’Italia al quarto posto in Europa, dopo Germania (34,5%), Francia (33,6%) e Spagna (32,4%).
Il consumo eccessivo di pornografia on line può portare all’anoressia sessuale, più frequente nei giovani di 20-25 anni che non riescono più a provare desiderio né ad avere un’erezione, anche se non hanno alcun problema fisico. Fortunatamente la condizione non è irreversibile e con una buona assistenza è possibile il recupero.
Salute e …peggio nun nisse.
In Cina è in atto una “protesta dei gelsomini” in nome dei diritti umani.
Le rivolte in Nordafrica e Medio Oriente hanno ispirato dei giovani cinesi che sono scesi in piazza e come forma di protesta alcuni attivisti hanno lanciato dei gelsomini, i fiori delle manifestazioni tunisine. La polizia ha reagito arrestando gli attivisti prima ancora delle manifestazioni, con l’accusa di tentata sovversione dello Stato.
Il Centro per i diritti umani e la democrazia di Hong Kong ha riferito che sono stati arrestati gli utenti internet cinesi accusati di sovversione per aver organizzato e diffuso informazioni sulle manifestazioni anti-governative a Pechino e in altre 13 città a sostegno delle rivolte in Nord Africa e Medio oriente.
Tutto è tranquillo, secondo il governo cinese. Una sollevazione popolare sull’esempio nordafricano è “ridicola e irrealistica”.
Salute e …peggio nun nisse.
Muammar Gheddafi martedì è comparso in TV e per un’ora e un quarto ha lanciato una sfida, promettendo una lotta senza tregua, minacciando una terribile repressione: “Non sono un presidente, sono un leader, un rivoluzionario e resisterò fino alla morte. Morirò da martire. Non siamo ancora ricorsi alla forza ma lo faremo”.
Già oggi il massacro in corso in Libia ha raggiunto dimensioni spaventose e secondo Al Arabiya, che ha citato un membro della Corte penale internazionale, dall’inizio degli scontri ci sarebbero 10 mila morti e 50 mila feriti.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha detto che in Libia sono in atto “gravi violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani”. Parlando con i giornalisti alle Nazioni Unite, Ban ha ribadito che “le violenze vanno fermate” e che “i responsabili di questo bagno di sangue devono essere puniti”.
Salute e …peggio nun nisse.
Nel settimo giorno dall’inizio della rivolta contro il governo la Libia è in fiamme: nella capitale Tripoli è stata saccheggiata la sede della TV di Stato, mentre l’ufficio del governo centrale ed altri uffici pubblici sono stati dati alle fiamme.
Bengasi, la città da cui è partita la rivolta, sarebbe nelle mani dei contestatori, secondo quanto riferito da alcuni abitanti.
Si tratta di un durissimo colpo per il regime “che è già stato mollato dall’esercito” dichiara una fonte all’agenzia Ansa.
In un discorso trasmesso dalla tv Saif al-Islam Gheddafi, uno dei figli del leader Muammar Gheddafi, al potere da 42 anni, ha detto che l’esercito imporrà la sicurezza a qualunque costo.
Secondo la Federazione internazionale per i diritti umani, Fidh, i morti sarebbero tra i 300 e i 400. Secondo il quotidiano libico Quryna, il ministro della Giustizia libico, Mustafa Mohamed Abud Al Jeleil, ha dato le dimissioni per “il ricorso eccessivo alla violenza contro i manifestanti antigovernativi”.
Secondo Al Jazira, i Tuareg, che in Libia sono mezzo milione, avrebbero accettato la “chiamata alle armi” della tribù Warfala, che conta oltre un milione di abitanti nel Paese. Inoltre uno dei leader Warfala avrebbe dichiarato che Gheddafi “non è più un fratello” e deve lasciare il paese. Il capo della tribù Al-Zuwayya, del deserto orientale, avrebbe invece minacciato di interrompere le esportazioni di greggio se le autorità non porranno fine alla repressione.
La diplomazia internazionale, intanto, interviene nella crisi che interessa la Libia.
L’amministrazione americana che ha chiesto al regime di Muammar Gheddafi di non usare la forza contro i manifestanti anti-governativi. “Continueremo a sollevare la necessità di evitare il ricorso alla violenza contro i manifestanti pacifici e ad invocare il rispetto dei diritti universali”.
Il governo tedesco ha “condannato duramente” l’uso della violenza da parte delle autorità libiche nei confronti della popolazione. … Il nostro appello ai responsabili è molto chiaro: concedete la libertà di dimostrare a tutti coloro che vogliono farlo in modo pacifico e cercate il dialogo con la popolazione”.
Alcuni Paesi hanno cominciato a rimpatriare i connazionali, e lo stesso stanno facendo una serie di imprese con i loro dipendenti, nel timore che le violenze si estendano.
La Gran Bretagna ha annunciato oggi il rimpatrio dalla Libia delle famiglie dei dipendenti diplomatici, mentre la Francia ha invitato i circa 750 cittadini presenti a rientrare, pur ritenendo che non siano direttamente minacciati.
Il ministero degli Esteri italiano Franco Frattini sconsiglia di recarsi in Libia, ma per il momento non ha disposto il rientro del personale o dei familiari.
Berlusconi non è intervenuto perché ha detto che non voleva disturbare Gheddafi.
Siamo l’unico Paese in Europa che è rimasto a guardare. Non solo, Frattini si schiera apertamente con Gheddafi e a Bruxelles ha affermato che l’Ue «non deve interferire».
Il ministro ha auspicato che si avvii una riconciliazione pacifica, arrivando a una Costituzione, come propone il figlio Gheddafi. «L’Europa non deve esportare la democrazia. … Non sarebbe rispettoso dell’indipendenza del popolo, della sua ownership».
Intanto secondo Al Jazeera jet dell’esercito stanno compiendo dei veri “raid aerei” sui manifestanti…
Salute e …peggio nun nisse.
La Consulta è stata più volte accusata negli ultimi anni dal premier Silvio Berlusconi di essere schierata, in particolare dopo le sentenze relative al “Lodo Alfano” (sull’immunità delle alte cariche dello Stato) e alla legge sul legittimo impedimento.
Il presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo ha difeso il ruolo e l’indipendenza dell’organo che presiede: «È denigratorio e gravemente offensivo sostenere che i 15 giudici della Consulta giudicherebbero sulla base di loro asserite appartenenze politiche. La più larga libertà di confronto fra tutti i giudici e l’integrale collegialità delle determinazioni fanno sì che le decisioni che vengono infine adottate rappresentano il punto di arrivo di un organo sicuramente imparziale». Il presidente ha ricordato che gli esponenti della Consulta «sono appositamente scelti da organi diversi: presidente della Repubblica, Parlamento, supreme magistrature, ed entro categorie professionali particolarmente qualificate, in modo da garantire la loro più larga indipendenza di giudizio. … Inoltre i giudici entrano in carica dopo aver giurato di osservare la Costituzione e le leggi».
Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha replicato: «Rispettiamo la Corte Costituzionale quale organismo di garanzia, ma credo che abbiamo il diritto di criticare politicamente decisioni che si prestano a critiche». [!?!]
Se si conoscesse e si rispettasse la Costituzione italiana non si accuserebbe la Consulta di essere di parte e di decidere tutto contro Berlusconi.
Sarebbe meglio poi che il premier si servisse di persone un po’ più qualificate che sapessero formulare leggi nel rispetto della nostra Costituzione…
Salute e …peggio nun nisse.
Salute e …peggio nun nisse.
Pubblicati su L’Espresso e Repubblica 4.000 file rivelati da Wikileaks sulle valutazioni della diplomazia Usa nei confronti del governo italiano. L’ambasciatore Usa a Roma, Ronald Spogli, nominato dal Presidente George W. Bush, nel febbraio del 2009 scrive al nuovo segretario di Stato Hillary Clinton un memoriale intitolato “What can we ask from a strong allied” (Cosa possiamo chiedere ad un forte alleato), classificato come Confidential: Le “frequenti gaffe” di Silvio Berlusconi, che è “un po’ clown”, e “la povera scelta di parole” hanno “offeso praticamente tutte le categorie di cittadini italiani”, tanto che l’immagine dell’Italia “ha un tono disgraziatamente comico. … La sua chiara volontà di anteporre i propri interessi personali a quelli dello Stato e il suo frequente utilizzo delle istituzioni e delle risorse pubbliche per ottenere benefici elettorali sui suoi avversari hanno danneggiato l’immagine dell’Italia in Europa“.
E ancora non era esploso lo scandalo di Noemi Letizia, non si sapeva nulla di Patrizia D’Addario, non si sapeva dei festini di Arcore, né delle accuse di sfruttamento della prostituzione minorile con la marocchina Ruby, né delle pressioni sulla questura di Milano per procurarsi il silenzio della vittima. Ad inizio 2009 Berlusconi, visto dagli Usa, è già un uomo debole, prigioniero dei suoi conflitti di interesse e dell’evidenza internazionale dei suoi abusi di potere.
Salute e …peggio nun nisse.
Il burnout è una sindrome caratterizzata da stress lavorativo, esaurimento (tensione emotiva, ansietà, irritabilità oppure noia, apatia, disinteresse), conclusione difensiva (distacco emotivo dal paziente assistito, cinismo, rigidità). Il fenomeno riguarda in Italia il 30% dei medici con più di 50 anni. Praticamente 1 su 3. A farne le spese sono soprattutto anestesisti, chirurghi, ginecologi e medici del pronto soccorso, in maggioranza uomini (nell’80% dei casi). Tutti medici sottoposti a grande stress. Molti lavorano 50-60 ore a settimana, ma il sovraccarico non è solo di fatica: c’è quello emozionale e, sempre di più, c’è il peso della burocrazia e dei conflitti tra colleghi. A tutto ciò si sommano fattori culturali che rendono più difficile per i dottori chiedere aiuto. Circa il 99% dei camici bianchi in difficoltà non vuole o non sa a chi rivolgersi. Di questi il 45% si auto-cura. E resta al lavoro.
Le conseguenze di questo quadro clinico non possono non riflettersi anche sull’attività medica. Aumenta ad esempio il rischio di ferirsi con un bisturi, o di pungersi con una siringa. A rimetterci è anche il rapporto con il paziente. Studi scientifici hanno infatti dimostrato che un medico stressato non solo è meno disponibile al dialogo, ma rischia più facilmente di commettere errori, anche fatali.
Sono almeno 5 mila i medici italiani che, smarriti e sotto stress, si rifugiano in alcol e droghe, soprattutto cocaina.
Salute e …peggio nun nisse.
In Italia il 51,4% di popolazione che è costituito da donne.
Bastano alcuni dati su occupazione, retribuzione, rappresentanza.
Le donne italiane si diplomano e si laureano più (e meglio) degli uomini, ma neppure una su due ha un posto retribuito. Una percentuale che ci pone ai piedi della classifica europea, meglio solo di Malta. E, a parità di livello, guadagnano il 16,8% meno dei colleghi maschi. Una donna su quattro lascia il lavoro dopo la maternità: su 100 bambini solo 10 trovano posto in un asilo nido, meno di 5 su 100 in uno comunale. Le donne ministro rappresentano il 21% del totale, le parlamentari non superano il 20%. Nelle società quotate la presenza femminile nei Consigli di amministrazione arriva al 6,8%; le amministratrici delegate sono appena il 3,8%. Questo significa che nel Paese esiste un gender gap, come viene definito nei rapporti ufficiali, un divario tra i generi che rende le donne assenti o deboli in tutti i luoghi, nelle aziende pubbliche e private, in politica e diplomazia, nelle università, dove si prendono le decisioni che determinano poi la vita di una società. E la modernità di uno Stato.
La risposta alla domanda è dunque «sì». L’Italia ha un problema rispetto a quel 51,4% di popolazione che è costituito da donne. È legittimo protestare!
Salute e …peggio nun nisse.
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